Doppie Punte di Michele Lamacchia

Di solito io non scrivo molte recensioni; non sono una Blogger, non sono una Critica, non sono una inviata speciale.. sono semplicemente una lettrice innamorata che si è ritrovata ad avere una duplice fortuna nella vita: la prima è proprio quella di conoscere Michele Lamacchia, brillante scrittore ma ancor più brillante come persona ed amico; la seconda fortuna è quella di poter leggere il suo ultimo libro Doppie punte edito da Lettere Animate.

Doppie Punte è un libro pieno zeppo di cose belle, complesse e infinitamente umane. Infatti è proprio con la  bellezza che Michele apre il suo libro:

Per me la bellezza è quel momento in cui senti che tutto è perfetto.Quel particolare punto di verde e di blu, la luce che parte riflessa da chissà dove per andare a colpire giusto giusto quel taglio d’occhi. Gli stessi occhi che, invasi dalla luce, si aprono a stento, a loro volta sforzandosi di catturare la bellezza di quello che hanno davanti. È il verde e il blu. È il sorriso, lo sguardo che ti ama.
La bellezza non ha a che fare con la perfezione, è nell’imperfezione, nell’accettazione rispettosa dell’incompiuto. La perfezione non esiste, semmai esiste la verità: sei così e basta. E così, forse, va bene. Come la perfetta imperfezione dello Yin e dello Yang, il bianco col suo pallino nero e il nero con il suo puntino bianco. E poi ci vuole poco a passare dalla bellezza imperfetta all’imperfezione che rovina. D’altra parte, una sola goccia di olio bollente ustionò Cupido, il dio Amore, mentre era coricato con la bella Psiche.

La storia che Michele ci vuole raccontare è la storia di Piero e della sua famiglia Barese, la quale vive il grande cambiamento che l’Italia stava attraversando intorno agli anni ’70  sotto il profilo storico, sociale, culturale, politico e soprattutto esistenziale. Ed è proprio da tale inevitabile cambiamento al quale quasi tutta la famiglia si oppone, che Piero riesce ad emanciparsi, ribellandosi e donando finalmente libertà ai propri desideri, ai propri sogni.

Mi sorprese notare come fosse possibile rinegoziare la propria vita, rimettendosi in gioco in un nuovo ambiente, in un nuovo contesto, una nuova società, un nuovo tu. […] avevo la possibilità di essere me.

Ed è proprio grazie a Piero che vediamo come le lotte culturali dei macrocambiamenti sociali si rivelino nel microesistenziale del protagonista. La bellezza della catarsi del personaggio di Piero è l’esempio del mutamento esistenziale che ognuno di noi prova da sempre, nel diventare  –  un giorno – quella persona che saremo. La ribellione di Piero si lega indissolubilmente alla ribellione di un Italia ancora vittima delle mentalità fasciste e bigotte, con la voglia di fare della propria vita il capolavoro sempre sognato. E questo Michele lo fa emergere riportandoci a quell’Italia degli anni ’70 con lo sguardo di un Piero ancora immaturo ma con una guida capace di spiegare ed ascoltare, nonno Mario; successivamente lo fa ancora con lo sguardo e le parole lucide e piene di senso di un Piero giovane adulto, comprendendo le dinamiche strafalcione e ingannevoli di una Italia corrotta che vuole vestirsi con un bel vestito a fiori indicandone l’incorruttibilità mentre il suo presente continua a vestire il passato. Parallelamente alla emancipazione di Piero, si sviluppa anche la storia significativa della sorella Grazia che, al contrario di lui, non riesce a staccarsi dal proprio contesto familiare e culturale, estremamente ovattato, rendendo Grazia – alla fine del libro- succube della propria (non) vita, cercando di far emergere la bruttezza della vita degli altri, nascondendo la propria.

È difficile liberarsi dalla morsa del buonismo perbenista quando sei chiuso nella tua corazza di cotone a fiorcini, dicendoti che la casa è pulita, lo sporco è fuori.

 La conquista che Piero fa della propria vita è un grido di vittoria che noi tutti dovremmo avere nelle orecchie in grado di spingerci a migliorarci sempre, soprattutto quando ci sentiamo arrivati al podio della vita.

Quando potevo anche pensare di essere arrivato. In quel momento stesi il braccio, presi le forbici…«Che sono, sti capelli? » e ZAC!

Doppie punte, è un romanzo di formazione in piena regola. Avrei molte cose ancora da scrivere a livello sociologico, psicologico e sociale. È davvero un libro ricco di ogni cosa raccontata con lucidità non cadendo mai nel banale. Michele racconta la vita nelle sue più piccole e anche più belle sfumature che la rendono unica, compresi quei momenti indicibilmente orrendi. E  ha saputo raccontarlo con umorismo, con serietà rendendo la lettura unica, con la quale devi necessariamente confrontare anche la tua di vita, perchè è proprio questo quello che fa: metterti davanti la vita nuda e cruda e non puoi fare altro che guardarla negli occhi e tra uno ZAC, uno SPEM e un CIAFF ridere dei propri guai e sapere che dentro di noi, c’è un Piero che non demorde, utilizzando le parole della bellissima poesia di Albert Camus Invincibile estate:

[..]

Ho compreso, infine,

che nel bel mezzo dell’inverno,

ho scoperto che vi era in me

un’invincibile estate.

E che ciò mi rende felice.

Perché afferma che non importa

quanto duramente il mondo

vada contro di me,

in me c’è qualcosa di più forte,

qualcosa di migliore

che mi spinge subito indietro.

IMG_20170311_162025_653Grazie Michele.

 

2 Comments Add yours

  1. Ma io muoio di commozione, Manu! Grazie! Hai visto tutto! GRAZIE! 😍💟

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    1. Manuela says:

      Grazie a te Michi, davvero davvero 💕

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